Monastero di San Gerolamo

Notizie storiche

Secolo: XIV

Data: 1383 - 1387

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Utilizzazioni

Attività (uso attuale): Edificio di culto

Uso storico: Monastero dei Rominti/Olivetano, Conservatorio delle "figlie di casa", Ospedale di accoglienza per ammalati cronici

 

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Annotazioni/Descrizione

La Chiesa nasce in seguito al grande Scisma d’Occidente, qunado Il Re di Castiglia e Leon Giovanni I, sostenitore dell' antipapa Clemente VII, punisce con l’esilio tutti i sudditi fedeli a Urbano VI. La congregazione religiosa dei Romiti di San Gerolamo originaria della diocesi di Valenza, in Spagna, e osservante la regola agostiniana, rifiuta l’obbedienza all’antipapa e preferisce abbandonare la patria. I religiosi spagnoli approdano a Genova e si incontrano con il fratello del loro fondatore, il vescovo Alfonso Pecha; insieme ad Alfonso si rivolgono a Urbano VI, chiedendo di poter edificare un monastero dedicato a San Gerolamo. Con il “breve” del 5 agosto 1383, il Pontefice concede loro il permesso. L’ 8 dicembre 1383 i Romiti comperano il terreno su cui sarebbe sorto il monastero, cioè la collina di Quarto. I religiosi danno subito inizio ai lavori di costruzione del cenobio, che termineranno nel marzo del 1387. La comunità elegge così il suo primo priore, Padre Sancho. Costui però muore molto presto, riducendo la comunità a due soli religiosi, frate Alfonso e frate Innocenzo. Preoccupato del futuro del monastero, il vescovo spagnolo si rivolge alla comunità benedettina di Monte Oliveto, nei pressi di Siena, che accetta di assumersi la responsabilità del cenobio di Quarto e invia alcuni monaci. Nel giugno 1388, durante le celebrazioni del Corpus Domini, sette monaci olivetani, guidati dal priore fra Nicolò da Pisano, danno vita ad una nuova comunità. Nel frattempo Alfonso sì ammala e muore il 19 agosto dello stesso anno. La vita monastica riprende attivamente nel 1389, grazie all’arrivo di altri dodici confratelli. Nei primissimi anni i nuovi monaci avviano lavori di restauro e di ampliamento del monastero. Tappe conclusive sono la consacrazione dell’altar maggiore, nel 1492, e la consacrazione della chiesa, avvenuta neI 1495. Eccezion fatta per gli anni successivi alla rivoluzione francese, ovvero dal 1798 al 1815, i monaci olivetani rimangono a Quarto fino al 1855. Nel 1859 l’Abbazia viene riscattata dalla Cassa ecclesiastica per conto dell’Ospedale di Pammatone ed è adibita a conservatorio per le cosiddette “figlie di casa”. All’inizio del nostro secolo, al posto delle giovani, vengono ospitate le ammalate croniche. Nel 1925 il complesso di San Gerolomo passa quindi in locazione al Piccolo Cottolengo genovese di Don Orione per tre anni. Alla fine degli anni venti prendono inizio gli interventi architettonici, che mirano al recupero del patrimonio storico e artistico dell’Ente ospedaliero, di cui fo parte anche ‘Abbazia di San Gerolamo. I restauri vengono inaugurati con solennità il 28 ottobre 1933.

 

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Esterno

Contesto: L’urbanizzazione novecentesca che ha agito sulla collina di Quarto e sulle sue propaggini verso la costa ha stretto il complesso monastico fra una serie di edifici di grandi dimensioni, che ne celano in parte l’evidenza nel paesaggio architettonico e annullano il rapporto con il mare: l’Istituto Giannina Gaslini a sud, la struttura dell’ex ospedale psichiatrico a nord, quella dell’Istituto scolastico di istruzione superiore a ovest.

Edificio: La chiesa presenta tutti i caratteri del gotico trecentesco; è a croce latina con tre navi e due cappelle in prospetto delle navi minori.

Immagine:Piantainser.jpg

L'edificio, nato come romitorio e inserito in un ambiente tipicamente agreste, porta probabilmente i segni di una certa ristrettezza di mezzi e dell'originaria funzione cui era destinato. I materiali adoperati sono piuttosto poveri: pietrame alla rustica e mattoni comuni,pietra viva solo nei quattro pilastri di sostegno. Quest'ultimi hanno il capitello costituito da una semplice tavoletta, mentre la base è più lavorata. Le linee rimangono in generale gotiche anche se l'edificio ha subito nei secoli diverse trasformazioni. L'abside originaria venne sfondata dagli Olivetani per creare l'attuale abside poligonale che ospita l'Altare Maggiore e il coro. Numerose cappelle vennero aggiunte in seguito a partire dal XV secolo, fra cui quella di S.Giovanni Battista, quella di S.Francesca Romana, e quella di B.Benedetto Tolomei.

Portale:

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La Facciata è molto semplice e presenta un vero e proprio stile al di fuori di una finestra quadrilobata centrale. Sopra il portale si ammira un antico fregio in Ardesia con lo Stemma di Monte Oliveto al centro (tre monticelli sormontati da una croce nuda e da due ramoscelli d'ulivo). Ai lati del portale sono rappresentati S. Gerolamo e S.Benedetto.

 

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Interno

Immagine:Navata_SanGerolamo.jpg Immagine:scorcio_transetto.jpg

All’interno della chiesa raffigurazioni ad affresco si situano sui pilastri dell’altare maggiore, che in origine erano parte dell’arco trionfale; sui pilastri, l’intradosso dell’arco e la parete della cappella in testa alla navata sinistra e, infine, nella cappella del Crocifisso, la seconda a sinistra.

Pareti: La prima cappella a destra dell’ingresso è dedicata a Santa Francesca Romana, fondatrice delle Terziare Olivetane, dipinta nell’atto di ricevere il Bambino dalla Vergine nella pala di ignoto artista genovese posta sull’altare (secolo XVII). La lastra tombale datata 1619 sulla parete di destra ricorda l’edificazione ad opera della famiglia Spinola e fonda l’ipotesi di datazione al periodo 1620-30 del paliotto, assegnato da Belloni a Leonardo Mirano. Sulla parete di destra era un tempo una tela con San Sebastiano (secolo XVII), attualmente conservata in sacrestia. Proseguendo verso il transetto, nella parte inferiore della parete è incastonato un piccolo tondo in pietra di Promontorio raffigurante la Madonna con il Bambino. Una tela di grandi dimensioni con la Resurrezione di Cristo, riferibile ad ambito genovese, decora la parete destra del transetto; su quella sinistra è posta invece la lapide commemorativa del vescovo Alfonso Pecha in caratteri gotici, traslitterati in caratteri latini su una lastra posta al di sopra di essa.

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In sacrestia, il San Sebastiano proveniente dalla cappella di Santa Francesca Romana, un antico crocifisso, due tele raffiguranti l’Annunciazione e la Visitazione e una statuina marmorea della Vergine. Si giunge quindi alla cappella di San Gerolamo (prima metà del XVI secolo, gentilizia degli Spinola), sormontata da cupola a sesto rialzato con lanternino e decorata dalla tela con San Gerolamo flagellato dagli angeli, per la quale Mary Newcome ha proposto l’attribuzione a Stefano Maria Legnani, il Legnanino, rigettando il tradizionale riferimento a Gregorio De Ferrari.

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A destra, sopra il sarcofago, è collocata la tela di Orazio De Ferrari con la Lactatio di San Bernardo, il santo che nel 1625 fu dichiarato protettore di Genova. Le pareti dell'area presbiteriale sono ornate da quattro tele di grandi dimensioni: a destra San Leonardo di Limoges fa liberare Boemondo di Giulio Benso, databile entro il terzo decennio del XVII secolo e proveniente da San Bartolomeo dell’Olivella, San Leonardo di Limoges fa scaturire una fonte di Giovanni Andrea De Ferrari, già nell’oratorio dei Santi Giacomo e Leonardo.

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A sinistra, Sant’Antonio e anime del Purgatorio, di ambito genovese del Seicento, e un’Adorazione dei Magi riferita all’ambito di Luca Cambiaso.

Immagine:Dipinto2.jpg Immagine:Dipinto4.jpg

Nell'ex cappella di Santa Chiara, a sinistra del presbiterio, è ospitato un crocifisso ligneo con le braccia articolate. Segue la cappella di di San Nicola di Bari(1649), gentilizia degli Spinola, ornata di una pala di ambito veneto del XVII secolo con Miracolo del Santo sull’altare e, sulla parete sinistra, la Madonna del Rosario con San Domenico e San Francesco d’Assisi attribuita a Giovanni Battista Parodi (Genova 1674 - Milano 1730), fratello del più celebre pittore-scultore Domenico. Da qui si accede all’ampio vano rettangolare, noto come cappella di Santa Croce (1490), gentilizia da Passano, o sala capitolare, che oggi custodisce alcune interessanti opere: sull’altare Natività di Cristo, opera giovanile di Bernardo Castello e baldacchino del XVIII secolo; sulla parete destra, Scena dal Giudizio Universale (secolo XVIII), Crocifisso ligneo (secolo XX), San Bernardo riceve dal Bambino in braccio alla Vergine le chiavi della città di Genova, che reca la firma di Luciano Borzone, San Giovanni BattistaSanta Elisabetta e la Madonna in gloria (ignoto del secolo XVIII-XIX), San Pietro e l’angelo; sulla parete sinistra: Caduta di Cristo sulla via del Calvario, affresco strappato riferito all’atelier di Paolo Gerolamo Piola, Scena dal Giudizio Universale (secolo XVIII), Estasi di San Francesco confortato dagli angeli. Di Adelina Zandrino è una copia della Madonna del Cardellino (1955), portata ogni anno in processione. Il successivo altare di Nostra Signora delle Grazie, eretto — come ricorda la lapide all’interno — da Cosma Damiano Giustiniani nella prima metà del ‘500 e rinnovato nel 1600 da Lorenzo Sauli, custodisce la tavola tardo trecentesca di produzione ligure raffigurante la Madonna delle Grazie, detta anche Madonna del cardellino. L’altare del Crocifisso ligneo (fine ‘400) reca ancora sui pilastri gli affreschi di Nicolò Corso con i Santi Lorenzo e Sebastiano e motivi decorativi.

Immagine:MadonnaCardellino.jpg Immagine:Santi.jpg

A conclusione la cappella del Beato Bernardo Tolomei (1612, gentilizia Spinola), dedicata al fondatore nel 1313 dell’ordine degli Olivetani. L’ancona con la Visione del Beato e monaci è opera di Giovanni Battista Paggi; incerta l’attribuzione della Ascensione di Cristo sulla parete di destra, mentre le due tele lunettate con Sogno di San Giuseppe e Riposo nella fuga d’Egitto, in alto, furono realizzate da Domenico Guidobono tra la fine del XVII secolo e gli inizi di quello successivo. Al centro è collocato il piccolo battistero con gli sportelli di Adelina Zandrino, sormontato dalla copia della statua del Battista, opera della stessa Zandrino. Di Adelina Zandrino sono anche le tavole della Via Crucis. Sulle pareti della chiesa sono state trasferite le lapidi tombali recuperate dal pavimento, durante gli interventi del 1933.

Soffitti: I soffitti della chiesa sono in generale piuttosto spogli fatta eccezione per la volta della cappella de Crocifisso affrescata da Nicolò Corso.La figura femminile raffigurata nel tondo centrale è probabilmente Santa Chiara che reca l'ostensorio.

Immagine:affrescovolta.jpg

 

Opere Notevoli


Sculture:

Altare Maggiore

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L'altare è costituito da vari elementi di diversa origine. La mensa è retta da un rettangolo che, in facciata, rappresenta tre virtù cardinali : prudenza,giustizia e carità sono in altorilievo e contenute dentro nicchie; nel fianco sinistro si trova la temperanza mentre il fianco destro è spoglio. Potrebbe trattarsi del sarcofago ordinato da Agostino Adorno, governatore a Genova per il Duca di Milano, nel 1497 e,come tale, risalirebbe a Michele D'Aria e a Gerolamo Viscardo.La parte superiore dell'altare è costituita da un tempietto, opera dello scultore Lombardo Leonardo Ferrandino del 1645. Le due statuine ai lati rappresentano S. Francesca Romana e il B. Tolomei, quella al centro L'Immacolata. Sopra le due porte laterali si possono ammirare due statue in marmo: S.Barbara (XV secolo) e S. Giovanni Battista (XVII secolo).

 

Bibliografia


- Quarto: Chiesa di San Gerolamo a cura di Cassiano da Langasco, Genova 1978.

- Fotografie di Paolo repetto reperite dall'aggiornamento della Guida di Genova sopracitata.

- L'abbazia di S. Girolamo di Quarto. Notizie storiche e d'arte, Genova 1934. A.Cappellini.

- Il museo e il patrimonio artistico degli Ospedali Civili di Genova, Genova 1937. A.Cappellini.

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022